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Inno a Giacomo P.

Metro fisso (settenari ed endecasillabi liberamente alternati)
La curva esplode ancora nel barbaro
Coro; l’hai provocata
Con un’altra impresa degna di lode.
Ascolta il conosciuto modulare
Mentre ringrazi e dedichi il canestro?
Io pure canto, ma solo fra molti
Ti dedico una nuova
Ode che più si addice
A ossequiare la tua superiore
Bravura e abilità.
Musa, dal grezzo canto
Concedimi l’estro di separarmi
Per imbracciare io stesso i tamburi:
un nuovo canto si alzi!

Nasci in una città di grande lustro
Già culla di onorabile omonimo,
Conte del Marittimi Tenda, morto
Nel compito illustre di difendere
Coloro che perirono credendo
Ad un dio di spirito, non d’oro.
Pochi soldati aveva con sé,
eroi sacrificati;
dormivano sereni fra le foglie
accartocciate a fine autunno
dei duri castagni, delle roveri,
delle regali querce.
I gufi accompagnavano i sogni alati,
che sfuggono all’incedere dei rossi
biancocrocïati savoïardi.
Rapide tornano in piedi le guardie,
si destano dal sonno,
ma in fretta fugge il tempo.
“dateci, dateci contro a questi
adoratori idolatri di capri”
Tuona nella notte del Col di Tenda
La voce lugubre di Emanuele.
Per prima la morte a sé il Conte chiama
Sorridente, indicando
La via di fuga ai bambini, agli armenti,
alle donne, agli anziani
che fuggono abbattuti.

Inutile è la difesa:
cantano le anime nella gloria di Dio.
La notte riacquista la cupa calma
Mentre i ferrei schinieri arrossati
Si allontanano dall’empia ecatombe.

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4 commenti:

  • Anna Lamonaca il 20/03/2007 11:29
    uno stile e una metrica impeccabile! comlimenti per la sceta della perole e per la tematica della poesia!

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