sala d'orchestra, entra il maestro
toc toc, la vigile bacchetta s'alza
è per la chitarra che s'attarda
quasi non volesse farsi pizzicare
s'inizia
i rintocchi del triangolo interrompono l'attesa
infastidito il mandolino, ha un gesto stizzoso ma
s'appresta e nervosamente s'arrampica sul rigo
il corretto incedere del violino
ricompone e ammorbidisce l'antica melodia.
Quasi umano è l'invito al pianoforte
funambolica, la sua interpretazione
un cenno al violoncello un po' distratto, sornione
segue con impegno l'irrequieta bacchetta
cerca il passo, allunga, s'amalgama
a tratti, ora, pare respiri
in quel mentre, col tempismo che la distingue
si fa largo la batteria e, sincopa
sale l'organo, dai mezzi toni
in breve, è un rovescio di suoni d'impareggiabili sfumature
l'arpa sostiene ed ingrossa il fiume di note
è in crescendo il concerto
è la bacchetta a condurre e
con imperio doma, zittisce il bizzoso mandolino
uno sguardo al sax e diventa panna il rigo musicale
il timpano, in crescendo, annunzia l'imminente apoteosi
rompe gli argini questo concerto, par di fluttuare
è la bacchetta sopra tutti, quasi volesse spezzarsi
nel riordinare il branco
rientra e tace, l'esausta chitarra
il libitum piega e spegne il tuonante timpano e
il sincopare della batteria
il resto del branco, s'impenna ancora, quindi si cheta
tace
mettendo fine al concerto.