Come sequenze di un film vecchio
le passioni si accavalano
in un modo strano,
come un lungo serpente su una pianta amazzonica.
Le gelate sensazioni, senza preludi
salgono dai tombini
fumo nella stanza vuota
fumo tra le facce sbiadite di un bar,
Lei rimaneva ferma,
dopo la tempesta di parole
i bicchieri volati
e le risate di chi stava a guardare,
senza muovere un dito
in sua difesa.
Ubriaca, con la testa già pesante
non solo dall'alcol,
prese la borsa e continuò
il suo pellegrinaggio.
Dopo un paio di ore,
scesi e feci un paio di passi
e dal bagno,
mentre aspettavo di crescere,
usci con il volto stanco.
I suoi occhi scorrevano veloci
sullo specchio e sulla parete riflessa.
La vergogna scorreva su quello specchio,
su quella parete.
Le circostanze ci unirono per quel secondo,
sconosciuti nello stesso posto,
ognuno nel suo mondo,
e come spesso capita,
c'era chi se la passava meglio
e chi peggio.
Io ero nella prima situazione,
il resto nella seconda,
La velocità di una sigaretta accesa,
consumata e buttata,
fece scappare l'immagine riflessa
in quello specchio di vita,
e la coda dell'occhio scorse
un' ombra ciondolante scappare
verso chissà quale via...
forse una nuova,
o forse la stessa.