La ruga profonda solcava il viso,
pelle arsa, bruciata dal sole,
dalle maree della vita.
Pescatore sulla spiaggia,
pulivi la rete dai tesori del mare,
dal bottino, frutto di battaglie, sacrifici,
magre conquiste.
Fra venti salati, notti insonni di tempesta,
calme di noia piatta e solitudine.
Acre odore di salsedine, distillato di sudore,
di paura, di rabbia.
Là sul mare che come la vita dà,
per poi riprendersi, sirena ammaliatrice,
a sognare approdi, stanche battigie,
donne forti in scialli, profumo di bianche lenzuola,
dove riposare la pelle stanca.
Testa abbassata, sorriso amaro di ricordi e speranze.
Le mani abili, forti, ruvide e screpolate,
ripulivano e ricucivano la rete,
tela del ragno, agguato, per le creature marine.
Poveri resti impigliati, gusci vuoti,
pesci ribelli, granchi curiosi.
Le osservavo dibattersi, avrei voluto
restituirle al mare, come quell'astice
giù, nella pescheria...
Oggi la rete è diventata elettronica,
basta un tasto del pc
e siamo tutti catturati lì.
Eppure ogni rete ha un risvolto,
basta saperlo guardare...