Sono gli schiavi del
ventunesimo secolo,
si muovono come merce in un tir,
attraverso il mare di internet,
donne e bambini,
quello che rimane.
Nel buio di un lavoro nero,
nel nero di una notte,
catene di una tratta,
eco di un urlo
che attraversa la storia,
la coscienza
di un profitto che non ha coscienza,
che non ha rispetto
padrone della vita e della dignità.
Si muovono dentro il peggiore
degli incubi,
dove gli organi sono
pezzi di ricambio
al miglior offerente,
al migliore dei peggiori.
Angeli, senza più ali,
senza più occhi,
senza più vita.
Nel buio di un indifferenza
di chi li usa,
di chi gli passa accanto.