Mi perdo nell'astruso pensiero,
nell'indefessa area dismessa
-di me-
che nel vanto artefatto,
coglie a piene mani
quel senso di te
che d'effimero colma,
-ma non c'è-
Come appesa ad un'ancora, in bilico,
conto pieghe di fondali
sbiadendo quel cielo
dagli assurdi spiragli d'inverno.
Tramando dall'oggi al domani
certi passi claudicanti d'inedia
sui viali ad incrocio
che non vanno mai nel sole
-per il solito orizzonte di bruma-
Con dita infreddolite scriviamo nei versi
-la primavera lontana-
mentre il vento scompiglia le nubi, per noi.