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Giardino d'occhi
Si stava bene,
Davvero proprio bene,
A cogliere petali di rose,
Silenzi, sogni e ortiche
In quel meraviglioso giardino d’occhi
Ch’ era il tuo sguardo.
Stavo lì,
Era domenica
- Quasi sempre era domenica -
E potevo gioiosamente o tristemente aspettare
Che qualcosa di speciale
Accadesse.
E succedeva sempre:
Con il cuore dentro la valigia (ma sveglio)
E le ali pronte a seguirmi (le ali, sì)
Finivo per galleggiare beatamente
Sospeso tra i chiaroscuri
Del tuo vivere
Innocente e saggio ad un tempo.
Sospeso:
Un ricordo che non chiede perché.
Un perché che da solo si basta.
Un azzurro dimenticato
Fuori dalla cornice.
Un battito di ciglia
Che ruba spazio all’infinito.
Qualche volta piangevi.
Abbracciandomi.
Il rovescio della medaglia
Dell’amore:
Il dolore delle stelle
Costrette per sempre nel cielo,
Di questo sapeva
Il tuo pianto.
Ogni tanto rincasavo
Verso me.
Dovevo farlo.
Tenere a mente
L’impossibilità dell’averti
Del tutto.
E allora non mi restava
Che scrivere, scrivere, scrivere.
Scrivermi di te.
Appunti.
Racconti che andavano a capo
Per credersi poesie.
Poesie che andavano a cuore
Per credersi sangue.
Sangue leggermente colorato di parole
Per credersi amore.
Ma si continuava a stare bene,
Davvero proprio bene,
A coglier fiori di momenti,
Amore sogni e ortiche
In quel meraviglioso giardino d’occhi
Che ancora era il tuo sguardo.
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