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Senza
Le disordinate cornici della campagna di maggio
sono chiazze scarlatte di papaveri.
Le vedi spuntare dal mare di grano immaturo,
dipingere la tela distratta d'uno sconosciuto artista.
Eppure così perfetta!
S'alza in volo una coppia di ghiandaie.
Punti neri nell'azzurro infinito.
Divergono le loro traiettorie e poi si ricongiungono, danzano nel vento e ne assecondano la spinta.
Guardo dal finestrino dell'auto in corsa.
Mi prende un'emozione indistinta. Controversa e profonda.
Non gioia né tristezza, non rassegnazione e nemmeno speranza. Coscienza, forse.
Un tentativo di saggezza... nel sapere che non c'è un'origine.
Ho sempre cercato un punto a cui tornare.
O meglio, non sono mai partita... per timore di perdermi e di non avere un luogo, anche affettivo, a cui fare ritorno.
Ho ridotto la mia vita a un ambito che potevo facilmente controllare.
Ogni azzardo l'ho pagato con l'incomprensione di chi mi stava accanto.
Non amo risposte ma prediligo un impietoso stillicidio di domande.
I pensieri rotolano incontrollati e fagocitano anche l'ultimo anelito di coscienza.
Le note della "Lezione di piano" si adattano perfettamente al paesaggio che scorre.
Guardo dal finestrino la pianura inerte che soffoca.
Sarà domani.
E le ore passeranno equidistanti. Parallele o intersecanti è solo questione di prospettiva.
È adesso che vorrei fermare l'istante.
Che importa ormai il posto da cui vengo e al quale vado?!
Ciò che ha una parvenza di senso è l'attimo-baleno di questo esistere.
L'angoscia sottile che permea il mio tempo è l'incapacità di accettare l'estemporaneità della vita.
Non si proviene e non si va perché nascere e morire sono solo passaggi.
Non c'è un prima e non c'è un dopo.
Passaggi.
Non tra un'essenza e l'altra. Non tra dimensioni.
Solo passaggi tra: non è stato- è - non sarà-.
Pare quasi che la vita si origini dal nulla. Pare quasi che la vita si dilegui nel nulla.
Pare... o forse è.
Così difficile accettare... il non luogo, il non senso, il non tempo!
L'alchimia è adesso. Il tempo della certezza.
Io so.
So che questa vita delude.
Regala inestimabili momenti.
Riserva assolute angosce.
Mi perdo nel tempo dilatato dell'amore. Disperdo sensazioni nell'ondivago vagare del sogno, dove s'impone il desiderio di te.
È abbaglio di luce l'ampia sfida del giorno, mentre sorprende quest'alba di buio.
Vorrei che amarti fosse... per sempre.
Vorrei che a fissare questa estemporaneità fosse il nostro amore perfetto.
Saprei vivere ogni istante di noi. Oltre.
Ma nei miei pensieri è già ... dopo.
Dopo.
Angoscia oltremodo potente di questa esistenza.
Tutto si misura nel dopo.
Ciò che manca diviene necessità. Impossibilità. Dipendenza.
Ricado nel paradosso degli opposti indistinti.
È il circolo vizioso dell'origine che coincide con la fine.
Poi ripenso al segmento.
In fondo si tratta di una porzione di linea retta compresa fra due punti.
Due semplici punti.
Non l'inizio, non la fine.
Due punti che contraddistinguono una parte, un pezzo, una porzione... di spazio, di vita, di tempo...
E so anche che gli assiomi della geometria euclidea consentono che tutto funzioni in quel determinato ambito... Ma non altrove!!!
Esistono altre geometrie.
Altri assiomi. Perfettamente logici.
Che permettono al castello di carte di stare in piedi.
Sliding doors.
Porte scorrevoli. Su universi paralleli.
Universi paralleli di coscienza.
Underground profonda e rumorosa è la rete di gallerie del pensiero dove vagoni senza controllo percorrono i tunnel dell'inconscio e vomitano lucida consapevolezza.
The tube.
Conservo in un armadio tutta la vita di mio padre.
Il suo vero e unico regalo è un manoscritto che non riesco a leggere.
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