Cominciava il giorno prima,
quando il sabato si colorava
e si profumava dell'attesa.
Poi sorprendente, quasi come inattesa,
arrivava con il canto delle campane,
la domenica.
Conforto e calore la presenza di tutti,
ricchi della propria libertà.
Il bagno caldo,
il sapone dentro gli occhi,
l'acqua che toglieva il fiato e
chiudeva le orecchie.
Il vestito buono, i calzetti bianchi
fino al ginocchio,
le scarpe di vernice,
la voce di mia madre,
le sue raccomandazioni.
Bagnavo il fazzoletto nella saliva
e toglievo la polvere della strada
e tornavano a brillare.
La messa, il profumo del pranzo,
dell'intrepido al cioccolato.
Il pomeriggio lungo ci coccolava
tra le sue braccia,
sgranocchiando noccioline e lupini,
e gli occhi a inseguire le spinte
delle bocce, gelose del pallino.
Domenica passava e ricominciava
già l'attesa.
Una domenica come tante,
tante domeniche dopo,
il lavoro che aspetta,
i negozi sono aperti,
un momento, solo il tempo di un ricordo
quando domenica
era davvero domenica...