Sedute sugli scalini,
ascoltavamo di nascosto
dietro le imposte accostate,
lei, la sua voce,
la maga
che leggeva le carte
e il futuro, senza luce.
Ricordo i visi tristi
di chi arrivava,
l'odore del caffè che si spandeva,
e chi entrava dentro un sospiro avvolto,
sembrava più felice, quando usciva,
dicevan che il malocchio aveva tolto.
Medium e sensitiva, rubiconda,
sembrava quasi un lampadario,
tolto dal soffitto,
la sua palla di cristallo,
che paura la sua voce sommessa,
e la collana rossa di corallo.
Vendeva amuleti e portafortuna,
parlava con i morti e con la luna.
Riceveva a casa sua,
scialle e fazzoletto di seta
e per noi che eravamo piccoli,
la sua casa era segreta.
Poi scioglieva la fattura,
come io sciolgo la rima,
e tutto, tornava come prima.
Normale, col grembiule,
a pulire e a fare tagliatelle,
a sgridarci per la confusione
del nostro chiasso e le risate.
Ricordo quando le abbiam rotto un vaso
ed abbiam scoperto la verità,
abbiamo dato la colpa a quel gatto
randagio, sconosciuto...
Che eravamo stati noi,
lei,
non l'ha mai saputo.