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Occhi
Occhi
Erano soprattutto gli occhi che ti facevano impressione; non riuscivi a guardarli senza provare disgusto.
Occhi chiari, molto vicini fra loro, costretti dietro due piccole lenti molto spesse, che davano allo sguardo un aspetto inquietante.
Non riusciva ad avere un’espressione dolce in nessuna occasione. Questi due occhi spiazzanti erano appollaiati in una faccia relativamente piccola, rispetto al resto del corpo, perennemente ingrugnata. Capelli corti, ispidi e sparati, il collo un po’ grosso, spalle spioventi e più giù il seno, che passava inosservato rispetto ad un ventre rigonfio e a punta, molto più sporgente. Il resto era diritto e praticamente senza forma.
Alta, molto alta, mastodontica, non potevi non notarla,
ma la cosa più sconvolgente era l’odore che si portava dietro, una puzza acre di sudore, che lasciava al suo passaggio.
Anzi rimaneva a farti compagnia anche dopo che lei se n’era andata. Rimaneva nelle stanze dopo il suo passaggio, la sentivi nei corridoi se lei era nelle vicinanze.
Anche il lunedì era lo stesso, e pensavi “ …. ma anche quando ci si lavava molto meno, il sabato si faceva il bagno!!
Com’è possibile che sia sempre uguale?!”
Però non riuscivi a detestarla, nonostante l’aspetto, nonostante l’odore e nonostante non riuscisse ad essere simpatica nemmeno quando si sforzava di essere gioviale, non riuscivi a detestarla perché ti faceva provare una gran pena. Una compassione ancora più grande, soprattutto se venivi a sapere la sua storia.
Maria Luigia aveva sui cinquant’anni e ancora non aveva un lavoro fisso. Abitava con la madre, la signora Carla, in una villa che aveva visto tempi migliori, tempi in cui viveva ferma sua madre, illudendosi che il mondo nel frattempo non fosse cambiato.
Abitavano in una di quelle ville che ti facevano ricordare il passato: a due piani, con in alto la torretta; quella che serviva al padrone per controllare i contadini che lavoravano nei campi;
solo un ventina di anni fa, la villa era isolata dal resto del paese da tutti i campi, che venivano lavorati dai mezzadri, poi, prima il padre di Maria Luigia, poi in seguito la madre, avevano dovuto vendere un appezzamento alla volta, per far fronte alle spese sempre più pesanti.
Era rimasta solo la villa, senza più soldi, senza più campi e contadini che servivano i padroni e per le due donne la vita in fondo si era fermata lì.
Quando Maria Luigia era nata, le cose andavano ancora bene, c’era il padre, o meglio il “babbo”, come si dice da queste parti che si occupava degli affari e c’erano i mezzadri, una famiglia fidata e fedele, che lavorava i loro campi.
Questa figlia era arrivata quando i suoi genitori ormai non ci speravano più, erano un po’ avanti negli anni, per cui l’amarono di un amore incondizionato. Le diedero questo nome per l’importanza che rivestiva nel ducato.
La bambina cresceva, forse anche smisuratamente, e non aveva niente che ricordava la leggiadria della duchessa, ma per i genitori, la signora Carla e il signor Luigi, era un miracolo averla intorno, la vedevano bella, dolce e pronosticavano per lei un futuro radioso, degno di una principessa.
Non era particolarmente brillante e visto che non erano più tempi da ipotecare il futuro con dei gran matrimoni, decisero di farne una persona istruita, almeno fino alla laurea.
In questo, e forse solo in questo, si erano resi conto che i tempi erano diversi da quando loro erano giovani.
Economicamente le cose cominciarono a cambiare: i tempi dei mezzadri erano finiti e bisognava trovare altri modo per tirare avanti.
Pur nelle difficoltà, continuarono perseverando nel loro desiderio di dare un brillante futuro alla loro bambina, che nel frattempo li aveva di gran lunga superati in altezza e ahimè, anche in larghezza.
Le cose si misero poi decisamente per il verso sbagliato quando improvvisamente il babbo morì, ma la signora Carla, come da tutti veniva chiamata in paese, continuò nel suo proposito.
All’inizio non fu difficile, in pieno boom economico gli appezzamenti di terreno facevano gola a chi cominciava a costruire, in tanti volevano una bella casetta col giardino o un appartamento con il riscaldamento e la signora Carla vendeva ad uno ad uno i suoi campi migliori e il paese si allargava; anche Maria Luigia si allargava e con grande fatica frequentava l’università.
In casa bisognava cominciare a fare delle economie alle quali la signora Carla non era abituata e quindi soffriva le angustie delle ristrettezze, mentre Maria Luigia sembrava uscirne indenne; era di gusti molto semplici, le bastava avere da mangiare, quello si, ma era tutt’altro che raffinata.
Al vestire poi, con quel fisico ingombrante che si ritrovava, non ci pensava proprio.
Se la madre, non riuscendo ad adattarsi ai cambiamenti pensava ancora con nostalgia al suo passato, Maria Luigia sembrava sospesa, indifferente; forse era tutta proiettata all’interno e aveva un’immagine di sé diversa da quella che gli altri vedevano, sembrava lontana dalla realtà.
I suoi genitori l’avevano sempre vista bella e lei si sentiva bella, o perlomeno fino a quando rimaneva in casa poteva sentirsi ancora come quando era piccola e il suo babbo, coccolandola, le diceva che era meravigliosa.
In mezzo agli altri si sentiva impacciata e ingombrante, poi, in casa continuava a immaginare di avere un sorriso radioso, due occhi luminosi ed un fisico leggiadro.
Faticosamente, molto faticosamente arrivò alla sospirata e agognata laurea, finalmente era dottoressa: per la Signora Carla fu un’enorme soddisfazione.
La lentezza con cui Maria Luigia procedeva negli studi era stato motivo di forti dissapori tra le due donne; la signora Carla non capiva come la figlia fosse così in ritardo con gli esami e per anni aveva dovuto abbozzare e deglutire amaro tutte le volte che in paese le chiedevano della signorina Maria Luigia e dei suoi studi.
Vista la tremenda lentezza con cui andavano gli esami, non sapeva più che scuse inventarsi e aveva ripiegato andando a far la spesa in orari poco frequentati per non dover più subire le continue umiliazioni.
Nei nostri paesi di campagna, poi si sa, esistono molte categorie di pettegoli che non si fanno mai gli affari propri e poi, forse, con la signora Carla, a causa della sua alterigia, qualcuno ci godeva proprio nel vederla reagire male.
Le cose però non erano migliorate come la povera signora Carla sperava. Infatti non era facile trovare un lavoro alla figliola!
Anche Maria Luigia cominciava a capire che bisognava veramente fare qualcosa della propria vita; aveva abbondantemente superato la trentina e i sogni cominciavano a starle stretti. Aveva anche incontrato un uomo che le piaceva molto; non l’aveva detto alla mamma, perché sapeva che non avrebbe approvato: lui infatti era un semplice operaio del gas. L’aveva incontrato per caso davanti a casa mentre faceva dei lavori per il nuovo quartiere che sarebbe sorto nei paraggi.
Lui, Antonio, l’aveva guardata finalmente come si guarda una donna e non una mucca, e lei ne era rimasta affascinata. Non era di certo bello, aveva anche qualche annetto e qualche chilo in più, ma che importava, l’aveva vista.
Senza capire come si era trovata ad uscire una sera con lui, sempre tenendo tutto nascosto alla mamma.
Che patemi, che batticuore!
Si era preparata con cura, voleva piacergli il più possibile. Antonio la portò in pizzeria e poi, in macchina, in una stradina nei campi che una volta erano stati del babbo.
No, non era lei quella, le sembrava impossibile; mentre lui le parlava, cominciava ad accarezzarla, lei non riusciva a credere di essere lì e di stare facendo veramente quello che aveva immaginato e sognato tante volte.
Certo, forse lui era un po’ meno romantico di quello che lei si era immaginata, ma almeno era vero.
Maria Luigia sentendosi leggera e felice tra un bacetto e l’altro con un filo di voce, disse ad Antonio?" sai, è la prima volta! ?" Forse non era il momento, forse lui non era preparato, ma il mondo fantastico di Maria Luigia si sgretolò in un secondo, quando Antonio proruppe in una fragorosa e sonora risata.
- Cosa la prima volta? ?" disse con la voce strozzata dal riso tra lo stupito e il divertito - povero me.
Maria Luigia per la prima volta in vita sua sentì il peso dell’umiliazione, si rese conto della sua diversità, ma ormai era lì, triste, ma determinata ad andare finalmente fino in fondo, e quasi lo implorò di andare avanti.
Antonio, che si vede che un po’ di sensibilità l’aveva, quasi per pietà, e perché in fondo ormai anche lui sentiva certe urgenze, compì il gesto.
Maria Luigia tornò a casa, si sentiva strana, ma viva e soprattutto vera. Era successo realmente qualcosa, non era stato perfetto come nei sogni, però era successo veramente.
Lui le aveva perfino detto che si sarebbero risentiti. Lei in fondo non ci credeva, ma ci sperava.
Il fatto strano è che non sapeva nemmeno se le era piaciuto; era successo molto in fretta, lui aveva ansimato come un mantice e lei si sentiva tutta umidiccia e appiccicosa, ma le sembrava la cosa più reale di tutta la sua vita.
Prima di lasciarlo era riuscita a balbettare un timido?" grazie?" In effetti gli era riconoscente, si sentiva una donna.
Si videro ancora qualche volta, e quasi Maria Luigia cominciava a sperare in qualcosa di duraturo, quando lui, candidamente, le spiegò che era sposato con 2 figli e che quindi era decisamente impegnato.
Il colpo fu senz’altro grosso, ma un pregio Antonio lo ebbe ugualmente e fu quello di farle capire che anche lei poteva sperare di incontrare, almeno qualche volta, un uomo reale e non solo sognarlo.
Ne era passato di tempo da questa avventura a quando Maria Luigia era approdata da noi.
Non si sapeva per quali vie era arrivata, sempre alla ricerca di un posto fisso, che nonostante gli anni non era ancora riuscita a trovare. Ricordo che rimase poco, forse il tempo di un’estate, di un’ulteriore illusione svanita con il caldo di agosto.
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