Normale uguale banale,
io più il gruppo spaiato,
io e il gruppo omologato,
sempre seduto nel mezzo.
Idiomi barbarici a destra
e manca una voce tra le tante
voci presenti all'appello,
mi manca il coraggio,
mi piace l'abisso
e confini inesplorabili
dalle menti più sagge.
Vuoi vedere farfalle?
Nel tempo che va... non è colpa mia,
è l'eterno riposo
mai assente
e mai punito in condotta.
Solo vermi necrofili nel mio cesto.
Non c'è tempo per pentirsi
di tutto il bene fatto al prossimo,
mentre i mille denti sorridenti
fanno banchetti.
Che ti hanno fatto, tesoro,
che ti hanno fatto?
Così profonde le acque,
così grande il tuo letto,
e pesante il libro sulle spalle.
Un giorno è passato,
estate da cestinare
tutti i giochi sporchi
persi fra le note e i fumi
dell'oblio. E manca una voce
tra le tante invadenze:
il peccato, una lezione interminabile
sul ritmo del cuore,
lontani dalle parole,
solo un fiume che rompe gli argini
e invade la sponda di me:
banale uguale normale.
Il nostro credo stuprato,
agonizzante sulle strade,
addormentato fra i rifiuti,
e ardentemente desiderato
quel momento bastardo
che ci frega tutti,
senza esclusione di corpi
egoisti fino alle midolla
dove scorre. Scorre...
fino al mare del ricordo;
si prosciugasse questo bisogno,
si annullasse nel nulla.