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Come dionisio, inventò il vino
Bacco ancor fanciullo,
con animo sereno,
soleva passeggiar
sull'isola di Nasso.
Un giorno, lungo il cammino
che lo portava al mare,
trovò un bastoncino,
uno strano ramoscello,
che secco pareva,
ma la buccia grattando
sotto quel marrone,
un cuor verde mostrava.
Lo raccolse, lo tenne in mano
a mò di frustino.
Dopo qualche passo,
nuovamente si chinò,
avendo veduto un osso di un uccello,
il bastoncino vi infilò.
Curioso, il dio bambino,
continuò l'esplorazione,
fino a quando, smuovendo
la sabbia, trovò un osso di leone.
Soddisfatto, con questi suoi tesori,
verso casa s'avviò,
ma sul ciglio della strada,
un osso d' asino
ancor trovò.
Giunto presso la sua abitazione,
dovendo lui presto
l'isola lasciare,
nell'orticello una buca
si mise a scavare,
piantandovi il ramoscello
con gli ossi accanto.
Di tempo ne passò tanto,
prima che il dio,
a Nasso facesse ritorno,
ormai uomo, più
non ricordava il suo gioco di bambino,
si stupì , vedendo nel giardino,
nuova pianticella,
che avvolta al pioppo,
con larghe foglie lo copriva.
Essendo il settembrino mese,
generosa mostrava,
moltissimi grappoli
di chicchi azzurrognoli,
pieni di dolcissimo liquore.
Stupito, volle quel nettare assaggiare,
mai aveva assaggiato frutto
così delizioso,
pensò che fosse doveroso,
far di esso scorta abbondante,
visto che ripartir doveva
e di miglia percorrer tante.
Ma quando sulla nave, l'anfora aprì,
un'amara sorpresa scoprì,
gli acini s'eran sfatti,
pigiati e rotti,
mutati s'erano in liquido dolciastro
e vischioso.
Rimasto deluso,
l'anfora in un angolo abbandonò,
fino a quando,
d'arsura preso,
quel nettare assaggiò.
Assaporandolo, ai primi sorsi,
fu pervaso da gioia infinita,
si sentiva un uccello
che canta, pieno di nuova vita.
Spinto dalla sete,
le sue labbra ancor v'accostò,
sentendosi poi forte come il leone,
ma ribevendo ancora,
la forza invece d'aumentare,
cominciò a scemare,
la testa a girare,
le gambe a tremare,
né più parola sapeva pronunciare,
stanco ed avvilito
cominciò all'asino a somigliare,
cadendo in sonno profondo.
Al risveglio, si ricordò
di quel suo gioco di bambino,
comprese che era stato lui,
a piantar quegli ossi
e quel bastoncino,
nel suo di Nasso, giardino.
Insegnò agli uomini
come si fa il vino,
ma con sana raccomandazione,
ricordò
di far d'esso giusta moderazione.
Rende, al primo sorso,
questo nettare divino,
l'animo lieto come l'uccello,
bevendone di più,
l'uomo si sente forte, come il leone, bello,
ma nell'abuso,
stupido e sciocco l'uomo rende,
simile a povero somarello.
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