a tender il parvo tocco di quell'aria, com'una carezza,
una sottil lacrima sgorgar fulgida di mattina,
dalla coda d'un mio occhio, spinta dalla brezza
serpeggiante dietro in brividi, com'una paura vicina,
intonando gli schiocchi della nostra moto, a noi avezza,
nel trottar com'un vecchio cavallo dalla criniera crepuscolina
e proceder verso quell'orizzonte d'approdo senza certezza.
Di tanti pensieri e parole, coglierne intorno solo dei color fuggire,
dai bordi della strada, dalle nuvole del cielo, dalla nostra vita,
per riapparir forse sott'altre parvenze, più in là, fino a stordire
la corsa del mio sguardo, del tuo, e la meraviglia dentro concupita.
Magari morir da passeggero d'un viaggio e sparire,
come quelle forme e quel sapor de' ricordi, lambire i fianchi d'una strada infinita,
almeno per un istante percorsa in silenzio, senz'altro ardire,
almeno rimpianger alla fine solo ciò per cui morire...