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Compleanno
COMPLEANNO
Un Tempo per le polverose Strade di questo misero Mondo
si aggirava un tristo figuro, parvenza di uomo, opaco ectoplasma.
L'andare era lento ed incerto a causa di un pesante Fardello,
sulle spalle ingobbite portava uno Zaino consunto.
Ogni tanto quando l'ansare gli ostava il cammino
sedeva nel fango a riprender vigore,
apriva lo Zaino e ripeteva con meccanici gesti
l'inventario dei suoi "beni preziosi".
"Nella tasca di destra è riposto l'Orgoglio,
in quella a sinistra l'Intolleranza,
nella sacca centrale, tra il Niente ed il Nulla, Odio e Livore,
l'Arroganza, il pezzo pregiato, è nel taschino, quello segreto.
La Presunzione, fedele compagna, è al suo posto nella tasca di lato.
Va bene! c'è Tutto, riprendiamo la Via."
Sollevo lo Zaino, lo rimetto in spalla, qualcosa non quadra,
nulla è mutato non ho aggiunto alcunché,
ma ogni volta la fatica è più grande, lo sforzo è maggiore.
Lo sforzo mi fa esitare, ne bevo un goccio riprendo l'andare.
Mentre mi trascino con l'anima in spalla,
cercando un sito che mi possa ospitare, un posto qualunque non ho preferenze,
un fossato mi sbarra la Via,
è colmo d'acqua e brulica di orride Bestie poste a baluardo.
Mura possenti di granito squadrato fermano il passo a chi è sgradito.
Torri merlate, enormi zanne che svettano inquiete,
sulla cui cima stanno uomini in armi.
Frecce pronte a scoccare, balenio d'acciaio temprato nel fuoco più puro,
sono come monito per chi osi attaccare.
Al mio apparire è un risuonare di corni, di ordini urlati da voci allarmate:
"Sbarrate la Via, che il ponte sia alzato,
s'appressa il Nemico, all'armi Soldati!"
"Ma quale Nemico,
Messeri son solo, non porto armi ho solo uno Zaino!
Or dunque cessate l'allerta, calate il ponte, concedetemi il passo!"
Dalla Torre centrale si erge una Guardia, l'ampio mantello si solleva nel vento,
l'elmo di metallo brunito cela i tratti del viso, la spada sguainata incute timore,
quel Gran Cavaliere mi apostrofa con voce sdegnosa:
"Dipartiti mentecatto! non ti è concesso l'entrare,
lo Zaino che reggi è l'essenza del Male,
che il suo peso ti schiacci, ti sprofondi nell'Ade, creatura infernale!"
Sulla bocca ho parole che non vogliono uscire,
troppo gelate per sciogliersi al cuore,
incurvo le spalle, giro la schiena, riprendo l'errare.
Le cinghie dello Zaino segano la povera carne,
ma non è il martirio che mi reca dolore,
son quelle frasi, son come macigni quelle parole.
Il Tempo che passa incide le membra,
apre profonde ferite incancrenite da virus feraci, i cui nomi son noti:
Accidia, Invidia, Tracotanza.
Ma quello che duole è l'Orgoglio ferito, da porte sbarrate, da sdegnosi dinieghi.
Ad ogni passo lo Zaino mi affossa, l'orma che lascio è sempre più fonda,
sempre più impervio diventa il Cammino.
In lontananza mi appare un'Insegna, starà ad indicare un'altra Città,
con gli occhi della mente rivedo la scena troppe volte vissuta:
"Scantona straccione! non ci ammorbare...!"
Però è strano, non vedo torrioni, nessuno ostacolo mi sbarra la Via,
già scorgo i tetti delle prime case.
L'aria non sibila allo scoccare di dardi mortali,
gli Abitanti di questo Regno stranito mi guardano con occhi normali,
l'ombra di un sorriso ingentilisce i tratti di volti distesi.
Lo Zaino mi par più leggero, è mera illusione,
ho ancora tutto il suo peso che schiaccia, che uccide, che opprime.
Eppure nell'aria aleggia qualcosa che evoca cose smarrite,
cose troppo a lungo desiate.
Mi avvicino ad un Uomo e senza baldanza domando:
"Buon uomo, scusate l'ardire,
che posto è mai questo nel quale mi è lecito entrare?
Cos'è quest'aria di Festa che giammai per altre contrade ho potuto vedere?"
Ed Egli risponde con aria pacata:
"Oggi è Festa c'è un Compleanno,
vieni Amico, c'è posto per Tutti in questa Città,
Ti aspettiamo Fratello, Tu sei il Benvenuto!"
Amico? Fratello??
Parole di fuoco rimangon scolpite, echeggiano a lungo nell'aria gioconda.
Lo Zaino si è fatto leggero.
Chi sarà il Festeggiato?
Sarà certo il Re di questo Regno inconsueto, o forse chissà un grande Signore!
Eppure non odo le trombe squillare,
non scorgo sventolar di festoni, ne tripudiar di bandiere,
non girano Araldi che al rullar di tamburi
leggono Editti che il popolo chiamano al Grande Evento.
Ecco un altro passante,
la voglia di sapere mi urge nel petto, senza iattanza domando:
"Messere scusate il disturbo, vi prego ditemi chi è il Festeggiato!"
Ed Egli risponde un po divertito:
"Un Uomo, un semplice Uomo, due volte alla Vita Lui nato.
La prima volta da grembo di Madre fu partorito,
la seconda da se medesimo si volle salvare!
È un semplice essere umano, lo conosco solo di nome,
non importa il suo censo o la sua provenienza,
quello che conta è il suo Riscatto."
Mentre assaporo queste parole mi tolgo lo zaino,
lo poso a terra, mi avvio,
liberato dal peso che mi incatenava mi muovo spedito,
raggiungo gli AAmici, arrivo Fratelli!!
Il Cerchio si apre ed io trovo il mio Posto, mi unisco al Coro di Voci festanti:
"BUON COMPLEANNO...!!!!!!!!!!
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- Complimenti Gianpaolo, mi piace lo stile e le sensazioni che trasmetti. Michelangelo
- Oltre il contenuto molto profondo, trovo una buona musicalità nel verso. Mi piace questo stile.
Ada

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