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Arcobaleno notturno

Discese la notte, scura, tra le gocce del tempo
segnando, di ruvidi colpi di pennello
un orizzonte, infinito, che non pareva
dovesse mai cominciare.

L'indiano, prese un sorso dal suo calumet
e soffiò via i presagi funesti
verso le praterie di nuvole
dove l'aquila, scorgeva l'orizzonte del tempo.

E le distese, sorde, si trivellavano
del fiero vagito d'un lupo lontano;
ed una falce di luna, si schiudeva
irrequieta nel suo occhio; riflessa

appena, nel castello di ghiaccio
dell'iride, che pareva tenerla rinchiusa.
Ed in sulla collina, spettri; glaciali e vaporosi
si coprivano le orecchie, straziate

dal cupo clangore, che fendeva il cielo;
ululante, nelle notti di Luna piena.
Soffiavano gelide, le parole del lupo
che gridava forte, e non sapeva bene perché.

Notte buia, profonda; buia, e insapore; buia, e inodore.
Viziata, d'ogni piacere. Carcere generazionale
predato dalla rivolta d'un solo pavone,
e dalla sua coda, d'arcobaleno. Che squarcia

le tenebre, e le loro menzogne, che sgorgano
fradice, lungo autostrade penta cromatiche
che sfumano, l'indaco e il rosso, nello sfocato
albeggiare: ogni notte ha il suo mattino,

e non credere a chi dice, che siano rivali
d'antica tenzone; ma già ospite, la Luna,
dello scanzonato mattino, d'una colazione insieme.
Una pioggia d'aurora, scioglieva la notte

tra germogli di luna, che incipriano il volto
del nuovo mattino. Spalancane le porte,
ove s'accalcano gioconde, orde di nuvole
e l'aquila ingorda, ingoia la loro saggezza vagabonda.

E rincorreva i petali così stanchi di andare
così belli nel vento che non li lasciava fermare.
Hai mai chiesto al deserto, alle onde del mare
che cosa trovassero nel loro mutare;

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4 commenti:

  • Enrico Ferrini il 27/08/2010 15:39
    Ma figurati, è un piacere in realtà, devo dirtelo, spesso non so neanche io quale sia il senso di unam ia poesia e quindi lascio che sia il lettore a dare un senso al tutto
  • Alessandro Mimo il 27/08/2010 13:10
    Grazie per la risposta! Pensavo invece fosse stata una scelta precisa appunto per isolare i soggetti e renderli in un certo senso "evocativi". Riguardo la punteggiatura io invece la penso diversamente: per me é molto importante. Quando scrivo una poesia la scrivo con un senso specifico e vorrei (anche se è normale che sia aperta a differenti interpretazioni) che filtrasse proprio quel significato e messaggio: per quello cerco di instradare il lettore ad una "corretta" lettura XD. Grazie ancora della risposta XD
  • Enrico Ferrini il 27/08/2010 08:42
    Guarda, potrà sembrarti strano e folle da parte mia, ma di solito non uso quasi per niente le virgole; mi sembra infatti che siano loro a scegliere come deve essere letta la poesia, mentre io preferisco che sia il lettore a guidare (io stesso la leggo ogni volta in modo diverso). Quindi direi che è solo un caso che le virgole siano così perdona la mia blasfemia poetica. Posso dirti però che in parte dipende dal fatto che così, a mio avviso, riesce a far soffermare l'attenzione del lettore sul soggetto, facilitando quella che alla fine è una rappresentazione per immagini.
  • Alessandro Mimo il 27/08/2010 01:23
    Della poesia apprezzo gli ambienti suggestivi che riesce a ricreare... leggendola però... mi sono venute delle domande.. sul tuo uso della punteggiatura... ad esempio:

    seconda strofa: la virgola separa soggetto e predicato "l'indiano, prese"
    idem "dove l'aquila, scorgeva"
    terza strofa: idem "una falce di luna, si schiudeva"
    ottava strofa: idem "una pioggia d'aurora, scioglieva la notte"

    Ora si nota che è stata una scelta ben consapevole (viste anche le innumerevoli volte che è ripetuta)... e io mi sono fatto un idea del perché... volevo però che mi spiegassi il motivo di questa tua scelta di punteggiatura.. e vedere se ho capito giusto!
    Ciao!