Stride la carrucola del pozzo
come il grido di un uccello ferito,
pencola il secchio nel vuoto
scendendo nell'ombra muscosa,
saetta la fune disarticolata
come serpe agonizzante,
il tonfo si ripercuote
in piccole onde sonore
dal profondo violato.
Ritmiche le braccia issano
il carico sciabordante
di umore del sottosuolo
serbato nel tempo
dalla roccia materna.
Puoi bere adesso, ragazzo,
tu che sei assetato di vita,
ignaro di chiudere un ciclo
e perpetuarne un altro.