Sono Tiresia, l'indovino cieco
per maledizione di Era.
Ecco, davanti ai miei piedi una splendida femmina
di serpente verde smeraldo, che avvinta al suo maschio,
fa splendidamente l'amore.
Si avvolge, si contorce, si stira, si lega nel suo profondo piacere.
No, non sono infastidito da tale vista come molti credono,
sono invece preso dalla passione dei sensi,
la tempesta del desiderio mi scuote,
in vita mia non ho mai avuto il privilegio di amare in tal modo.
Ti invidio o femmina di serpente, così avvinghiata al tuo maschio,
ti invidio a tal punto che la mia verga non resiste... ti percuote,
troppo elevato, mistico al mio tatto si rivela il tuo piacere!
Ora il tuo sangue scorre per terra,
in esso mi rotolo, entra nei miei pori,
trapassa la mia veste, penetra nei miei organi,
sconvolge la mia mente.
Ora anch'io sono femmina come te, anch'io posso provare
l'orgasmo di una donna.
È splendido, è meraviglioso, è struggente, è anelante,
mi soffoca, mi avvicina alla morte!
Ho raggiunto il piacere maschile, ho goduto di quello femminile;
L'iperbole del sesso è composto da dieci parti.
La femmina ne prova nove, il maschio solo una.
Questo testimoniai al sommo Zeus,
che già sapeva di tal muliebre privilegio.
La moglie Era, rabbiosa, mi rese cieco,
ma Zeus mi premiò,
e mi fece vedere nel futuro.