Da lontano domina la collina,
osserva la vallata, rincorre
i campanili, ascolta
il rumore del vento,
poi torna ad abbracciare le zolle vicine,
d'estate coperte dagli occhi dei girasoli.
Un tappeto giallo di foglie
accoglie i passi silenziosi,
da sempre abbracciato alle ombre.
Fascino, mistero, rispetto, paura, dolore.
Guardavo le nuvole che toccavano
le cime dei cipressi, vigili,
alti, silenziosi,
per me, era lì il posto segreto
dove volavano i palloncini,
strappati dal vento.
Sempre lì, fermi, come allora,
muti a custodire un segreto,
un frullo d'ali,
un nido dentro i rami.
È festa,
un ricordo, una lacrima,
un sorriso, una preghiera, un fiore,
in punta di piedi per non svegliare
il sonno pesante che riposa,
le anime ci guardano, sussurrano,
si parlano...
Esisto, ancora per qualcuno.
Una tomba senza nome, senza pianto,
il mio pensiero e un fiore,
mia madre mi osserva
e sorride dietro la sua fotografia.