Cantò una canzone
al suo adorato,
un cantico d'Amore.
Pallida,
come la foschia
che indugia sul fiume.
Cantò l'amore,
reso perfetto
nell'ora della morte.
La luna di cristallo,
timida,
si sporse nella stanza
ad ascoltare
il melodioso canto.
Canta ancora
amore mio,
mi sentirò solo
quando te ne andrai.
Si distesa a fianco
tenendole la mano,
fredda,
sempre più pallida;
come pallido avorio.
Canta più forte
amore mio.
E forte e disperato
si levò il canto.
La bianca luna
intese,
dimenticò l'alba
e indugiò nel cielo.
L'aurora si accese
di un rosso tenue,
come le gote
dell'amato,
smarrito
al cessar del canto.
Un pianto tumultuoso
lo trafisse
e lacrime cocenti
lo travolsero,
come la piena del fiume
nei canneti.
Poi,
il tempo si fermò.
Raccolse i suoi pensieri,
strinse ancora
la sua amata al petto
e continuò quel canto.
Un cantico d'amore,
dell'amore
che non muore
nella tomba.