Ogni livida mattina mi sveglio
e proseguo il sogno perpetuo
di fantasmi d'amore.
Fra doveri e passatempi mi sforzo,
come meglio so fare,
di occupare i sentimenti col pensiero.
Ma ecco che dopo arriva,
puntuale nell'ore meridiane,
il plumbeo appuntamento.
Girovago per vie urbane
m'immergo nel film della mia vita,
con la gente che riappare
come fosse ignara comparsa;
ogni dì scritturata da un crudele regista.
Or belli, suadenti volti,
che la notte tornerò a sognare,
mi martellano in silenzio.
Potrei sognare in quell'ore,
ma la veglia è sovrana
ed io troppo lucido per dimenticare.
Il mio cuore è vuoto e dolente
d'un cibo nemmeno mai saggiato
e mi fa sentire un'ombra,
un naufrago ai confini del mondo.
Un luce grigia, fredda e pallida
m'avvolge nella tenebra,
la qual sento ma non vedo.
Com'è sorella la morte!
Com'è più nera la vita!
Io aspetto...