Riconosci, la prima volta,
i colori ed i riflessi
del tramonto.
Impari ad inseguire la sagoma,
netta, della tua ombra
sul marciapiede.
Tu, ancora, apprendi
che esiste la fine,
e che cosa sono speranza e paura.
E tu (che sono io) naufraghi
nel profumo acerbo dell'adolescenza,
fasciata in un maglioncino verde.
Poi ci fu la stagione del sole,
il respiro della libertà,
l'amore, ed il suo frutto tenero e prezioso.
Il cammino l'ho fatto in salita,
lo ricordo, e ogni tanto mi chiedo:
ero io? E se sì: come ho fatto?
Inebriato di esercizio d'intelletto,
ti perdi (mi perdo) nella selva
nebbiosa di parole e di gesti.
C'è l'ingombro di carte inevase,
e gratuiti subìti rancori
oramai consegnati al silenzio.
La memoria la smonto e rimonto,
per trovare i motivi
di un posto nel mondo.
Lo specchio, follemente mutevole,
mi rimanda imprevisti
modi e tempi.
Incastrato tra mille doveri,
vivo pure le ore di gioia.
Ma non cerco, oramai, novità.
Questo mondo io non l'ho compreso
e non vivo il presente.
La certezza è l'attesa.