Non avrei voluto diventare grande
sapevo della gioia,
del dolore, di esser donna
che cominciava con il parto
e finiva con il rinunciare ai figli.
Non avrei voluto diventare grande,
mio padre, la sua responsabilità,
guidava l'automobile e la famiglia
le sue impronte nella neve,
le prime nel buio del mattino,
le ultime a rientrare.
Non avrei voluto diventare grande
quando sentivo parlare della morte,
aveva un sorriso in bianco e nero
e occhi tristi
che aspettavano sul marmo un fiore,
vicina ma così lontana
da non poterla mai raggiungere,
un pianeta che si nascondeva ad ogni sguardo.
Non avrei voluto mai sfidare il tempo,
una lotta già persa in partenza,
lasciava i segni sul corpo
-anche se dicevano rendesse
ancor più forti-
le impronte sul bianco della neve
erano solchi sulla pelle,
bianco sui capelli.
Non avrei voluto rinunciare mai
a chi mi ha preceduto,
ma queste le regole del gioco
-anche se a volte cambia
il cammino-
nascosto nella nebbia
il fumo del destino.
Non avrei voluto
eppure mi ritrovo qua,
guido, lavoro, ho consegnato
al mondo i figli
e chissà per quanto ancora
questo mio cammino.
Il tempo non guarda in faccia mai a nessuno
si cambia punto e basta
restiamo solo noi e il nostro destino,
ma in fondo sempre lui,
non portrei mai tradirlo,
quel cuore un po' bambino...