Un tavolo accanto alla vetrina
io e un caffè 'solo',
fuori tra le prime luci del mattino
in attesa c'è, un piccolo mondo incerto,
penoso esodo d'immagini dissolte,
meste, vanno e tornano
trascinando svogliate il loro carico di niente,
roteando, come cavalli di una monotona giostra.
Due gocce scivolano indifferenti sulla vetrata
con la loro calma consunta,
lasciano tracce insensate, incompiute,
come queste mie parole sul foglio.
Poi
qualcuno ordina lo stesso pane tostato che prendevi tu.
Crolla il mio castello di verità,
precipitano le certezze
cado e cade l'anima a pezzetti
nel caleidoscopio vociante di Madrid,
in questo fluido vivo, scorro, verso il cuore della città.
Sul tavolo rimangono quattro monete e alcuni miei anni.