La terrazza sovrastava il paesaggio
in un giorno d'estate di tanti anni fa.
Lo sguardo restava per ore a cercare,
a frugare nel verde le più piccole
presenze di vita sommersa, operosa.
Sole accecante se incontravo il suo occhio,
calura che accarezzava le membra scoperte
che indugiavano languidamente esposte.
Virgole veloci schizzavano in un cielo
che si offriva generoso a me che lo contemplavo.
Pigra, indolente, socchiudevo le palpebre
tendendo l'orecchio a rumori lontani,
di rintocchi felici, di risate nell'aia
che cullavano dolci il mio lento godere.
Oggi ritrovo l'antica terrazza, ma non è più la stessa
dei ricordi passati, di stagione benigna e di voci amate.
Mi aggiro in solitaria attesa di quella fanciulla
dagli occhi sognanti, dal corpo sinuoso
che amava indugiare in ozi fattori di gioie proibite.
L'attesa è disillusa, il tempo è passato, non torna più indietro,
richiudo la terrazza e sorrido al domani.