Piano
sulla pelle che sa di sale
spengo la sete, a sorsi,
mi culla il mare.
Poi mi addormento
evanescente appari
come allungata ombra
sul muro dell'insonnia
m'invadi.
Lento il tocco
si fa lento, sfioro,
il centro di un respiro
dove la fame, diventata poi felina,
si avventa su di noi
come una fiera.
Tace il vento
trasporta l'eco
dell'onda infranta
sulla rocciosa stasi,
della sera.