Dalla natura ribolle
una estatica Verità
e sovrapporsi a questa
è improbabile riuscita
Nel santuario più piccolo
che stagna vicissitudini e grazie ricevute
entrai incolume ristrettezza
col senso adunco e sottile dell'amarezza
Ogni percezione rispecchiò
frantumi di spazi occupati a prescindere
ogni singola feritoia
venne riempita da basilari emozioni e fato
ispessendosi controluce
nelle sconosciute richieste di venia
Toccai i piedi di cartapesta
guardai la barba e le spire d'argento
mi sentii come il fiore selvaggio di un deserto
e piansi lacrime che non caddero
come bolle d'acqua e colla
resistettero
Non temere per me
io non esisto
mi sposteranno in luoghi senza parole
dove potrò viaggiare indisturbata
tra pensieri e dolori
d'ogni dove
Ma sarò finalmente con te
nell'insensatezza d'un sacrificio inutile
a morir di freddo
paura e fame
per salvarmi
il Cuore.