Non s'è ancora ritirata
tra le nuvole la luna
che la folta testa bruna
il contadino ha già levata.
Pane asciutto sotto ai denti,
avvia un poco il focherello
e con in testa il suo cappello
saluta piano i suoi, dormienti.
L'acqua gelida alla fonte
lo risveglia dal torpore
e prepara al gran calore
la sua corrugata fronte.
Comincia lesto il suo andare
tra sassi e rovi lungo il sentiero
e a sorprenderlo è solo il mistero
del primo lume dell'albeggiare.
Eccolo quindi al sudato traguardo:
le spighe dorate colme di grani
ben lascian sperare per il domani
e lì si sofferma il suo fiero sguardo.
Tutta mattina trascorre nel campo:
la falce in mano, il sole sul viso
termina tutto il lavoro deciso
e alla noia non lascia scampo.
All'ora che i raggi vanno a picchiare
è il vecchio ciliegio a dargli ristoro
e dopo cotanta fatica e lavoro,
poggia le reni e comincia a mangiare.
S'addormenta poi, è stremato;
forse sogna la sua sposa
o soltanto si riposa,
sopra l'accogliente prato.
Lo vuol desto una farfalla
e gli si posa sulla mano:
ha da fare l'ortolano
e accudire la sua stalla.
Alle cinque della sera
è suo solito tornare:
già lo attende al casolare
tutta la famiglia intera.
Il tramonto alla finestra
è il teatro in cucina:
con sua moglie e la bambina
benedice la minestra.
S'affaccia la luna sul sipario del sole...
"Sarà domani come oggi la tua giornata?"
domanda al contadino la sua amata...
"Lo sarà, certo, ma soltanto se Dio vuole".