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Avventura Di Pensieri
I
Vedo ancora riflesse
le immagini dei bambini
appesi a testa in giù,
sopra alberi giganteschi,
per raccogliere le ciliege
e migliaia di altri frutti.
C'è anche odore di montagna,
di pini e di miele,
di crostata, sassi e fili d'erba
e di vento freddo.
II
Incostante bisogno,
di raggiungere stati di assenza
per immaginare nuovamente il colore
del tramonto rosso e delle lanterne
che rendevano calde le gote.
Una coperta bastava,
per riscaldare le braccia, infreddolite.
Si udiva il cantico delle cicale
e poi di nuovo silenzio.
III
L'immaginazione non ha un volto preciso
ma appare come un fuoco innocuo.
IV
Basta accorgersi della notte,
per sognare nuovamente l'orizzonte
e poi l'alba e poi sentire l'odore di fuoco
e gas e di mele cotte.
La famiglia era riunita (era),
una volta,
e adesso sono rimasti in pochi
ad ammirare il crepuscolo
della speranza.
...
Domina la mattina,
solo quando ci si sveglia presto.
L'odore di caffè (tritato),
prevale su ogni cosa,
anche sulla fragranza pura,
dei cento gelsomini piantati,
da manine di ragazzi
che mantengono vivi
solamente i ricordi meno nitidi.
V
Sembra tutto perfetto,
ma sdraiato nella polvere
anche la solitudine prevale
insieme a mille grilli per la testa
e mille farfalle argentate.
VI
Le lucciole,
illuminano le lacrime
che scendono dolci
in questa stanza silenziosa:
ho bisogno di una mente nuova,
libera da ogni pensiero
e da ogni percezione.
L'amore serve,
non lo nego,
l'amicizia è utile,
ebbene è così,
ma il tempo
non dovrebbe mai passare!
"La colpa è sua",
ma il tempo è padrone
e neanche un poeta lo può fermare.
VII
Ritorna il bello,
sotto forma di rosa
bianca come una gonna
al chiaro di luna.
Va e viene, va e ritorna poi,
come una piccola rondine
in primavera.
VIII
È di nuovo sera.
IX
Gli alberi sono smossi,
da un vento irrequieto.
Non posso rifugiarmi in cantina,
è troppo fredda
e nella soffitta ci sono i ragni
a fare una festa.
Mi rimane l'amaca,
che lascerà segni rossi,
sulla mia pelle:
dovrei da anni
cambiare la sua ruvida tela,
ma ogni volta poi
l'inettitudine prevale
anche dentro la mia coscienza.
...
Raccolgo un chicco di grano,
sopravvissuto al vento
e poi alla pioggia:
"È solo, come me!"
X
Corro per i prati,
per ritrovare la memoria
che credevo essere indelebile
(ma sbagliavo),
e cerco ora anche la mia musa,
"o le mie muse",
per ritardare la malinconia.
Cerco il piacere,
sotto qualche albero, abbastanza grande
del deserto.
L'ombra è da sempre mia amica,
ma molte volte anch'essa se ne va.
"Sarò sbagliato io", pensai.
XI
Mi piace gridare,
per sentire l'eco della mia voce
e tutta la sua fragilità,
("perchè non solo una foglia può tremare"),
(("solo la scienza non ha emozione")),
((("vorrei provare a volare!"))).
XII
Mi sono seduto,
sopra una nuvola cerulea
e ho guardato l'indaco mare.
Ho provato a volare,
ma non solo con la mente.
Sarebbe stato suicidio,
se non fossi atterrato nell'acqua (salata).
XIII
Sentivo il Sole bruciare,
pensavo di essermi meritato gli inferi,
invece era il sale, del mare,
che purificava la mia schiena.
Confesso di averci provato,
a respirare,
sotto l'acqua (forse era solo un pretesto,
per provare a morire).
Mi sono sentito tirare, per le braccia:
sarà stato il mare stesso,
o Nettuno o Nessuno (così chiamo il mio Dio).
XIV
Faceva caldo, ero bagnato
ma disidratato, scosso, perso, un Ulisse vagabondo,
un animale abbandonato
(come un gatto nero, nero come i miei occhi,
ancora chiusi per la paura).
Sentivo voci, i raggi del Sole,
gli schiamazzi (anche femminili),
passi incessanti, rumori strani
ma invitanti. Un'isola!
Un'isola????
Aprii gli occhi,
non c'era niente,
solo un tappeto scuro.
XV
Il pianto di fumo,
dal camino nella stanza,
invase tutto e poi svanì, per incanto.
Intorno a me, orologi,
e ticchettii, ticchettii, ticchettii,
ticchettii e ticchettii.
Aiuole morte, castelli di polvere
e profumo antiquato in libertà.
Notevoli statuine di marmo in quantità.
...
Degenerata follia,
che mi faceva vedere le tende,
di color arcobaleno.
Vidi un sentiero,
già conosciuto
ma mai percorso prima di allora.
Non avevo bisogno di torce,
ma di mani calde su di me.
Non ce n'erano, naturalmente,
c'erano solo vasi rovesciati
e nani da giardino,
impiccati sulla grondaia:
(nani da grondaia, dunque!..?)
XVI
"Guarda là!!!", mi dissi;
"uno sconosciuto!!!", continuai,
continuando a parlare da solo...
...
ma non era che un fenicottero,
rosa come una rosa rosa,
che fungeva da fontana,
"meravigliosa creazione!".
Avevo abbastanza udito
per sentire e captare
lo scroscio lento dell'acqua, limpida
e fresca come il cristallo.
Il Sole tramontava già
e anche il roseo fenicottero
imbalsamato con il ferro,
sembrava ora mostrare
la sua leggera melanconia.
XVII
Guardai il cielo,
nero come la pece.
Guardai la luna,
(Che meraviglia!!!),
era un peccato
doverla ammirare da solo.
XVIII
I piedi stanchi,
giocavano con la ghiaia
e con tutti gli altri ciottoli.
Ero stanco, forse già sonnecchiavo,
forse già dormivo,
forse già sognavo.
XIX
Mezzanotte,
che magnifica parola,
da pronunciare in piedi
e poi dolcemente sotto le coperte
e ancora poi con gli occhi chiusi.
Sogno,
sognare,
fare l'amore con le coperte.
Immagino,
immaginare,
tutto ciò che si vuole
(NESSUNO LO POTRA' MAI CONTESTARE).
Sfioro,
le campane d'oro,
mentre pavide tremano
come bianchi conigli dalle lunghe orecchie,
rannicchiati (anch'essi) al fondo delle coperte
e non più nel fango, legati a lunghe catene.
...
Le due di notte,
il silenzio domina
ma non zittisce i gufi
che scrutano la notte,
con i loro grandi occhi gialli.
XX
Sembra colare,
la vernice sulla parete;
oppure sono spettri
che attendono che io mi addormenti,
per cancellare il mio giorno già concluso.
È ciò che io penso,
con la mia mente, ogni volta
che le mie insicurezze prevalgono.
Per me la vita finisce,
ogni volta che ci si addormenta.
Questo perchè,
non ci si accorge mai,
quando ci addormentiamo!
La vita viene assorbita, dunque,
e conservata poi da qualche anima antica
risiedente da anni nelle nostre case.
Ci svegliamo,
o meglio,
nuovamente poi nasciamo.
E ciò che abbiamo in mente,
non è che un ricordo lontano
e in minima parte, anche vicino,
della vita precedente.
(Forse va paragonato al deja-vù).
Alcuni momenti rimangono impressi,
come se si vivesse giorno per giorno,
ma attenzione, non è così.
Ogni giorno è proprio UNA NUOVA VITA.
Ed ogni vita è monotona,
è una possibilità monocroma,
che viene concessa per migliorare
(e a volte lo facciamo),
anche se ogni vita,
purtroppo sembra per la maggior parte del tempo,
UGUALE.
Anche io provo a migliorare,
come tutti,
ma forse regredisco,
"ancora non me lo so spiegare".
XXI
Inizia una nuova vita,
appare un nuovo Sole,
l'unico in grado di confortare la Luna,
quando anch'essa, bianca regina,
muore.
XXII
Ricomincia (la vita),
con un altro cielo,
stavolta sfumato con la porpora
lasciata sulla tavolozza dei pittori,
da qualche soldato
morto in guerra,
per garantirci un futuro migliore
(o almeno questo pensavano di regalarci).
Vedo i loro elmetti,
bucati dai proiettili
e corrosi anche da un destino
già tutto scritto,
vita per vita.
XXIII
Ma forse è inutile,
ferire questa povera anima,
da parole che nessun umano comprenderà.
...
Apro l'ombrello,
pioverà.
XXIV
Immagino di stringere le mani,
a tutti gli antichi poeti
(anche greci e latini),
che hanno visto fiorire
ogni tipo di fiore
e hanno saputo annusare,
il profumo dell'inchiostro
appena prima che si potesse asciugare.
XXV
Le ceneri dei poeti volano,
tra l'inquinamento e le tempeste,
tra i coriandoli e le foreste,
mentre io contemplo il cesto
di natura morta,
abbandonato sul mio tavolo;
"la tovaglia è sporca,
brulica di formiche,
ma a me va bene così";
tutto è vuoto,
solo la mente è piena
e ricca di miriadi di pensieri,
che se intrecciati, riuscirebbero
addirittura a toccare l'ignoto orizzonte.
XXVI
Le amarene cadute dal cesto,
mi riportano a quell'albero,
dove i bambini ora piangono
perchè da esso sono caduti
e le loro ginocchia si sono sbucciate.
"Basta soffiare, bambini,
ed il dolore passerà";
saltate nello stagno,
sporcatevi, sorridete, crescete,
amate... non odiate mai...
XXVII
Le altalene dondolano
anche se ormai nessuno,
ha più voglia di cavalcarle,
forse perchè la sabbia viene sollevata
ed entra dentro gli occhi,
ferendoli,
ingannandoli poi nel buio
e lasciando dominare i pensieri malvagi.
...
Le altalene,
si uniscono per diventare
un unico grande dondolo,
che ricrea l'infanzia,
la pioggia, i primi amori,
i ricordi, le emozioni,
la bellezza nell'essere bambini
e la paura di crescere.
(Ancora colpa del tempo).
Torniamo indietro? (Torniamo??)
vedo anche brillare il mare,
vorrei nuotare, per arrivare lontano
e perdermi e pregare e piangere (sfogarmi)
e remare con le braccia,
per poi infine annegare
(o scoprire un mondo sotto il mare,
troppo impossibile, direi!).
XXVIII
Mi limito ad osservarlo,
e a parlare ancora
di quello splendido mare,
LUCCICANTE (Mi sento una gazza ladra),
dove posso specchiarmici,
per vedere il vero volto,
di questo poeta insoddisfatto,
fatto di poca ragione
ma di tanta fantasia (capacità espressiva
della mente; mente però,
ancora totalmente inesplorata);
((Spero che non sia vuota)).
XXIX
Arriva il tramonto,
il Sole si tuffa nel mare
(non è un'illusione,
succede davvero così),
spinto da una forte pressione.
Anche il Sole, lentamente muore.
Compaiono le stelle,
tutte, "non solo le più belle",
che si lasciano guardare
(ma non toccare),
nella loro provocante nudità.
...
Distratto mi giro,
qualcosa si muove:
"sembrava una sagoma femminile,
(peraltro conosciuta, mi pare),
in piedi dietro di me,
va bé..."
XXX
Magico pensare,
sfociato forse nell'irrealtà.
Costruisco una catena
fatta solo di betulle e fiordalisi,
per potermi legare strettamente,
ai polsi e ai piedi,
fino a farli sanguinare (d'amore?),
per costringere la mia dolce e folle pazzia,
a smettere di degenerare e a tramontare,
lasciando infine il poeta,
senza respirare.
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