Credi davvero che sia per un caso
che mi trovi davanti a questo foglio bianco?
Ed hai mai pensato che sia mai stato il caso
ad indurti in questo tuo incedere stanco.
E che fosse altresì merito del caso
se qualche volta la felicità ti ha gonfiato il cuore
o che sempre e solo grazie a lui
sei riuscita a scegliere in tutte quelle volte
quando, ad impedirtelo era il peso del dolore.
Credi davvero che potresti fidarti di un caso
che non sa cosa fare?
Di qualcuno o qualcosa che decide e non decide
sul come e sul perché di una cosa da affrontare.
Credi davvero che il caso,
cosciente del proprio immenso,
si prenda la briga di
programmare il cambiamento?
No!
È se stesso che si guarda
e si perde nel suo essere sì grande.
È se stesso che dimentica il proprio nome
È se stesso che non trova la propria immagine
È se stesso che non parla la proprie parole
e nel vortice del perdersi
si dimentica.
Si dimentica e l’oblìo concepisce che
ogni cosa, ogni cosa in ogni dove,
tracci netta la propria via.
Ci entri dentro e partendo, con il tempo
mano a mano, procedendo, si decida come sia.