Vilipeso nel corpo dacchè
quel vandalo, inopportuno esistere
si calò in me, ma io in lui
-Giammai!-
E tu..
Mio personalissimo deserto
che mai pronunciasti
quel tuo nome segreto.
Panico e vergogna s'ingegnarono
scaltri, in disperata alternanza
perchè non tradisti quel muto agonizzare
In me ricorda dannato deserto!
Quel cupo bimbo..
il modo in cui le lacrime
s'apellarono speranzose
a quel Dio che di li a poco
spirò in overdose d'indifferenza.
Rassicuranti equivoci metafisici
dissolti al bollore d'una tetra infanzia
-Perchè? Perchè?-
Andava chiedendo quel risentimento
ma il Caso nel suo meschino operare
agiva dimentico d'ogni movente
Fu cosi' che ti scopristi
nulla più che desiderio
crocifisso a quella carne
assemblata in distrazione
"Non voler veder domani"
non risuonava forse cosi'
quell'augurio funebre e consolatorio?
Tuttora incatenato alle guaste membra
condannato a presenziar domani inutili
m'estraggo un pungolo:
sublima in parole
Non sono che quel mio personalissimo deserto
quel delirare d'amore casuale
in un tachicardico voler morire.