su questa panchina
che il Libeccio sferza e consuma
gocce
di tempeste emozionali, tue
che, qualche volta la tua rabbia macula
mi piego, a raccogliere briciole di me
e tu
più spietata che mai
regali, brandelli del tuo zendado rituale
che il rimorso ha sfilacciato
dalla sfrontata voglia d'eccesso
bolso
contemplo l'antitesi fra ego e, vitae taedet
dimitto, anima tua
non ti voglio