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Scie

Come i gabbiani che brucano
le scie delle navi, io dietro di te
volteggio a passo greve. Sono
io stessa la scia di vecchie mete,

sermoni muti di un rabbino
inascoltato, parole dette
per gentile concessione. Sono
seduta mentre arde la sete

appesa al tuo tiro mancino,
gabbiano in gabbia esultante
alle parole che rancicano.
Eppure, restano ingabbiate

le ali moleste che strappano
a quel cielo sogni e planate
per la scia di un cieco gabbiano

 

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9 commenti:

  • mariacarmela cortese il 19/11/2011 12:15
    grazie bruno un saluto a te
  • Bruno Briasco il 20/06/2011 15:38
    Introspezione acuta ed elegante. Bravissima. Un caro saluto
  • mariacarmela cortese il 06/06/2011 20:12
    Grazie a tutti
  • Giacomo Scimonelli il 03/06/2011 18:09
    versi originali e belli
  • loretta margherita citarei il 03/06/2011 17:43
    i gabbiani che brucano mi ha lasciato perplessa, originale
  • Anonimo il 03/06/2011 16:10
    Un'opera magnifica, complimenti
  • MAURO MONTEVERDI il 03/06/2011 15:52
    Versi introspettivi di raffinata eleganza. Molto sentita. Grazie per l'emozione.
  • Sergio Fravolini il 03/06/2011 13:29
    "un cieco gabbiano" ... molto bella.

    Sergio
  • Ugo Mastrogiovanni il 03/06/2011 11:29
    Con questi suoi versi, Mariacarmela Cortese esprime una condizione intermedia di libertà interiore; si proietta nell'autonomia del gabbiano, libero per eccellenza, e in una soggettiva limitazione che la inducono ad un bisogno di domanda e riflessione. Una domanda che forse non vuole risposta, una riflessione che per lei è già soddisfazione. Un'impostazione tematica che di conseguenza rende anche lo stile levigato, gentile, più intimo e colloquiale.

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