La pioggia scende lenta lungo i vetri,
gemendo stille di silenzio intorno;
è la mia stanza quella che soffre: qui
fermo è il respiro del mio tempo, nei troppi
ricordi m’inabisso e più non salgo
verso un presente lontano e sfocato.
La volontà è seduta in un angolo,
sola e triste osserva oltre la finestra
la sua inadeguatezza nell’oggi. Che
duro muoversi nel buio, con voci
mute che mi guidano lungo una via
sassosa. A piedi nudi sanguino, ma
pieno di rabbia urlo nel vuoto, mentre
cado inerme tra le braccia del mondo.