Tra le pieghe del taccuino
sonnecchiava il "conticino",
un valore ormai modesto,
ma pepato e assai indigesto.
Per le Feste di Natale
si consuma sì il maiale,
ma il giubilo cristiano
evidenzia anche il pagano.
Dalle carni prelibate,
lavorate dai norcini,
si ricavano, tra l'altro,
i gustosi cotechini.
Con il sunto l'impiegato
esplicava il suo mandato,
ma alla mente del norcino
difettava il cotechino.
Due di essi tutti gli anni,
senza tregua nè armistizio,
gli mancavano all'appello
del conteggio natalizio.
Quella storia sì infinita,
errabonda tutto l'anno,
terminò con la sua vita
al calar d'un Capodanno.
E così quei cotechini
sì indigesti e contestati
soddisfarono le tasche
d'avventori fortunati.