Le cellule si dimenano impazzite
come cavalli selvaggi
che schiaffeggiano la terra
con l'orgoglio custodito negli zoccoli.
Il mio sguardo
getta lacrime oltre la finestra
con le braccia unte
da un irrefrenabile, diluviale tremore
cerca di estrarre dagli artigli del cielo
la fotografia di quel giorno
che gli sorrideva
e lo sospingeva verso la sua sposa.
Una sola cellula restava a piangere
incarcerata da un corpo
ormai vestito da fantasma
appena la forza trovò per sussurrargli
che le altre cellule annientatrici
avevano divorato
la sua spada orgogliosa
e l'avevano sputata
in un piccolo cimitero-
Ora le sue ossa
più non ruggiscono
ma c'è una stella che nel cosmo
stende la carezza
di una luce con il suo nome.