E ritorna l’illusione
di una landa desolata,
nella pioggia della notte
s’abbandona il mio respiro,
alle caviglie d’un pastore
che s’annegano nel fango.
Schiudo gli occhi e la rivedo,
la sua barba agonizzante
come un acero dormiente.
Sento freddo,
guardo il cielo,
il pastore non m’aiuta,
tiene in mano un cappio nero,
la sua pecora ormai è muta.
Al mio corpo…
adesso mancano le forze
poi capisco:
la ragione non esiste.*
21/08/2003