La lama rovente dell'arrotino
orgogliosa si pavoneggiava
ebbra di frammmenti di sangue
su un pavimento impotente
che urlava glacialità;
contava graffi, vermi e pensieri
intrappolati nel suo respiro conclusivo
con l'incandescente precisione di uno strozzino.
La finestra
sbatteva nervosa e intimorita
come a voler sibilare un aiuto
allungandosi
come a desiderio di rapire
un morso di vento in ignaro passaggio
l'odore acre
di membra ormai decomposte
violenta gerani da poco sbocciati
resta solo il fischio solitario
di un gemente canarino
a salutare chi sempre fu morte
senza mai essersi scorto vita.