Un gabbiano
squarcia il vestito della sera
e chiede a Dio
di donargli un volo nuovo
fin dove le nuvole
non giungano a graffiare
nè l'aria fetida della terra
lo possa bruciare.
Vuole baciare
la magia della solitudine
di quel librarsi maturo
che profuma di riscoperta.
Vuole imparare a giocare a nascondino
con il vento e gli aeroplani
e l'uomo fende i giorni
proprio come un gabbiano
divertendosi a lanciare
le sue digressioni oniriche nell'aria
come coriandoli
sedotti e abbandonati
dai carri di uno sbuffante carnevale.
Dietro la porta
un'altra alba sta abbaiando
e un altro cuore di ubriaco
sta cantando
chiama a raccolta
il mare in cui ha nuotato
vuole parlare con la sua vita
ma gli manca il fiato.