Quante volte bisogna morire
per seppellire nell'albore un fiore,
cui una mano rapinosa
ha travolto la vita e
soffocato nel cuscino il canto
ancora implume di un cigno.
Quante volte bisogna morire
perché l'innocenza sia muro
levigato e silente contro
un limoso fiume gorgogliante,
voce di quanti non sanno
il sacrilegio che stanno compiendo.
Quante nolte bisogna morire
perché una mano ignota
cali imperiosa e risalga confusa
schiodando dal cielo una stella,
luce breve soffio di vento
che ha dato la vita e l'l'ha tolta,
metafisico divertimento.
Altri si contendono la verità.
Ferita a morte annaspa
nel gioco dei bianchi e dei neri,
follia che trascina la mente,
pietrificata e decapitata
sotto una lama lucente.
Chiuso nel sonno porti negli occhi
forse l'impronta di un tradimento
insana pazzia di un momento.
Almeno al cospetto di Dio
ti sia resa giustizia.