L'orologio é nei pensieri
di una notte insonne,
magari fin troppo dolce
o, forse, dannatamente antica.
Ed é nelle lancette di un'ora
che l'uomo s'avventura in
sogni e realtà,
senza temere tutti quei poeti
che hanno pianto per amore
o le litanie di ruggine
provenienti da una triste dialettica.
L'orologio potrebbe essere la
bussola per l'eternità,
ma anche le ceneri della vita.
Una vita che muore,
che termina in un'ora,
in un secondo,
in un attimo.
Per sempre.
Muore, aspettando, magari,
una carezza non fugace,
che possa trasmetterle una
certezza invalicabile.
Aspettando ricordi dimenticati,
ripudiati, come conchiglie che
giacciono sulla riva di
un'isola cancellata.
Aspettando un'altra possibilità,
un respiro, una risposta. L'aurora.
Sicché, l'orologio, nella sua lenta
corsa, violenta la verità e cattura
l'uomo nel delirio di una dolorosa scelta:
libertà o necessità?