Da bambina ero dio.
Possedevo un ruscello
ipnotizzavo le stelle
e le mie sorelle sedevano
sotto un pino a bersi le storie
del mio dito mignolo.
File ordinate di formiche
m'attraversavano i sandali
nella grotta dei ciclamini
dove adunavo bambini
in ginocchio sui ceci
a recitare le preci
per un topo morto, un uccello
una rosa appassita
cui potevo
restituire la vita
con un semplice abracadà.
Avessi ora un briciolo
di quell'onnipotenza
solo schioccando le dita
potrei di te
fare senza.