Si spenge l'ultimo raggio di sole.
La sera ritorna portando dal mare
il ponentino su Roma,
che fresco s'intrufola allegro
nei vicoli stretti,
nelle vie dalle voci sommesse,
e nelle piazze, in cui le fontane solenni,
vanto di papi e nobil famiglie,
elevano alto il getto dell'acque.
Cupole grige, ponti ricchi di storia,
in cui sotto le arcate silenti,
il fiume lento procede
nel suo andare un po' stanco,
giù verso la foce.
Alla fraschetta, a Trastevere in festa,
il bullo fa il bello con la Rosetta de turno,
per poi con gli amici atteggiarsi a pavone.
Trotterella facendo ritorno alla stalla,
il paziente cavallo, che nell'ore del giorno,
ha portato le belle de Ponte e de Borgo,
alle ville e alle chiese,
in cui nobili e preti, fra pranzi e preghiere,
le intrattengono allegri.
Il vetturino dal grosso pancione,
chinata la testa dal sonno,
canterella 'no stornello alla bella,
che l'aspetta alla casetta a Testaccio.
Scesa è la notte sui tetti e camini,
er cupolone si staglia in un cielo di stelle,
mentre sulla mole possente,
l'Angelo sguaina, minaccioso la spada.
I lampioni regalano aloni di luce alle strade deserte.
I gatti zonzano fra ruderi antichi.
Roma si spoglia, e a dormire si appresta,
la testa appoggiando sui colli,
ed il corpo disteso sul Tevere biondo.