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Arriverò alla porta

Lascia che le mie gambe
scoprano la libertà
di quella corsa che salva il tempo
dalle angosce del tempo
e per te sarò soltanto
diadema smarrito per sempre
che colonizzerà le tue notti
perchè divenga in te
ardente forma compiuta
imprecare contro i giorni
in cui per me fosti
cintura ignobilmente violenta e vigliacca
sulla mia pelle ancor bambina
o mani nude da orco
che umiliava il suo essere uomo
percuotendomi le guance rosse
come la mia timidezza e la mia paura
e come la tua vergogna.
Lascia che i miei passi
assaporino la scia di quella porta
e quel tuo educare
ipocrita e borghese
di cui ti pavoneggiavi
con quegli stracci di persone
che ti acclamavano
stupido e insulso eroe sociale
e non avrai più
memoria di padre
perchè resterai orfano
di memoria di figlio.
Dio ti perdoni
essere di latta e guano
per tutte le volte in cui
avesti il coraggio di chiamarti uomo;
lui ti attenderà
con la bisaccia color sangue
ricolma delle percosse che mi riservasti
e allora i tuoi soldati di violenza
di abbandoneranno per sempre
schiavo di un eterno rimpianto
per non esserti mai concesso
al sublime, inebriante
piacere di amarmi davvero
come ruscello del tuo sangue indegno.

 

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6 commenti:

  • cristiano comelli il 25/10/2011 16:16
    Mai detto che il mestiere di genitore sia semplice e se questo è parso me ne scuso, ma di una cosa sono certo: un genitore deve sempre rispettare un figlio. Nel mio commento intendevo appunto evidenziare che un genitore è tale sempre, anche con i suoi sbagli e le sue contraddizioni. E anzi, questo suo essere "umano" con ciò che ha di pregi e ciò che ha di difetti lo rende ancora più meritevole di considerazione. Cordialità.
  • Anonimo il 25/10/2011 09:26
    Cristiano, il mestiere di genitore non deve essere facile; infatti molti lo vivono con gioia, altri con superficiale interesse, alcuni come una noia mortale, altri come una oppressione. Sta a noi come figli distaccarcene e una volta che ce ne siamo resi conto, restando in famiglia amplieremo il problema entrando inconsciamente a farne parte.
  • cristiano comelli il 24/10/2011 22:18
    Il mio vuole essere, caro Bruno, un auspicio affinchè nei padri (o aspiranti tali) si diffonda la consapevolezza che non conta, verso i figli, l'autorità ma l'autorevolezza, quel rispetto che si conquista innanzitutto parlando con il loro mondo senza calpestarlo nè violentarlo, ma lasciando che esso si esprima in tutta la sua voglia di sperimentarsi così come nell'inevitabile propensione a sbagliare che è propria di tutti coloro che vivono la vita con reale intensità. Sant'Agostino diceva "si fallor sum" (se sbaglio sono) e l'ho sempre preferita al "cogito ergo sum" di Cartesio perchè quella prima frase ci pone di fronte ai nostri limiti. E non sapremo mai dove potremo arrivare se non sappiamo innanzitutto quali sono i nostri limiti, oltre alcuni dei quali potremo anche spingerci con la crescita e la responsabilità e oltre altri dei quali non potremo purtroppo che prendere atto della nostra situazione di impotenza e di limitatezza umana.
    Se un padre si "allena" a conoscere i suoi limiti e non si vergogna di presentarli a suo figlio, vivendoli con lui e cercando di superarli con lui, costui è per me il miglior padre del mondo. Perchè ha capito che essere padri non è un punto fermo, ma una persistente evoluzione. Se mai mi accadrà di essere padre, ma per me è come vincere un tredici alTotocalcio ovvero impossibilissimo, vorrei far passare a mio figlio questo messaggio: non mi credere infallibile, ma i miei fallimenti con la tua voglia di crescere diventeranno amore per te perchè grazie a te li avrò guardati in volto e, almeno alcuni, sarò riuscito a rimuoverli. Ciao.
  • Bruno Briasco il 24/10/2011 21:25
    Grazie della precisazione caro Cristiano. Io purtroppo come ti ho scritto, ho vissuto l'incubo delle cinghiate, ma per fortuna ero giovane e il tempo ha fatto da medico e medicina. Tuttavia bella la tua compartecipazione a quanti hano visstuto questa tragedia, perché tale è. Un cari abbraccio
  • cristiano comelli il 24/10/2011 21:19
    Caro Bruno, sono commosso da tanto affetto ma, per fortuna, ho un padre meraviglioso che non ha mai usato simili metodi con me, anzi, ogni giorno ci vogliamo più bene di prima. So però di amici che hanno sperimentato questo dolore e quest'ignobiltà quando erano ragazzi e ho voluto in qualche modo immedesimarmi in loro. Credo che amare gli altri significhi anche cercare di fare proprio il loro dolore. Perdonami se ti ho fatto pensare che la cosa mi riguardasse direttamente. Grazie a Dio, no. Ma voglio essere vicinissimo ed estendere il mio affetto e abbraccio ideale a chi un padre vero non l'ha avuto. Perchè sia lui il padre che non è riuscito ad avere. Cordialissimamente.
  • Bruno Briasco il 24/10/2011 20:01
    Mi hai fatto rivivere quanto da bimbo hai raccontato in questa tua e mi si è accapponata la pelle. È passato tanto tempo e per fortuna il perdono si è fatto strada lungo un crinale difficile da superare ma ce l'ha fatta. Il tempo mi è stato amico. È quanto auguro a te. Poesia intrisa di dolore e di rivendicazione... più che legittima, ma forte. Ti descrivo un tuo passo: "Dio ti perdoni, essere di latta e guano, per tutte le volte in cui avesti il coraggio di chiamarti uomo. Lui ti attenderà con la bisaccia color sangue ricolma delle percosse che mi riservasti...".
    Scritta con l'amaro calice di un carico che hai sopportato e vissuto. Liberatene ora e sorridi... sarai ora tu un padre migliore. Auguri e un forte abbraccio

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