I nostri antenati partirono,
vele al vento, alla conquista di Troia
e alla scoperta dell'arkè di tutte le cose,
il vento sospinse le veli su approdi diversi
dando vita all'incessante lotta delle idee.
Talete, il pioniere, vide nell'acqua
l'origine dell'essere, altri nell'aria
che tutto avvolge e a tutto da vita,
Eraclto fu abbagliato dal fuoco
che tutto fonde in un eterno
incessante divenire.
Anassagora attraversò la barriera
di ciò che appare ed aprì una piccola breccia
che in un regno nuovo l'uomo porta.
Niente nasce e muore, disse,
ma tutto aggrega e disgrega
l'intelligenza, l'intelletto detto Nous.
Da questo gran groviglio di congetture
s'innalzò maestosa e solenne
la figura di Platone che al pensiero mise le ali
in dialoghi pregni di socratica saggezza
ancora freschi arguti e belli.
Acqua aria fuoco e il divenire, scrisse,
non spiegano il perché delle cose,
perché il conoscere altro non è che un ricordare.
Ingannevoli sono i sensi
si fermano all'apparenza delle cose,
non ne penetrano l'essenza.
Noi siamo come in una caverna
vediamo sui muri scorrere
ombre capovolte e sbiadite.
Platone intuì questo inganno
riprese una "seconda navigazione"
non con vele spiegate al vento
ma con lenti e duri remi
e nel fantastico nuovo regno
della metafisica approdò.
L'intuito possente gli aprì le sue porte
e si materializzò il mondo sconfinato delle Idee
e dell'anima immortale che spiega
il perché ogni conoscenza è un ricordare
perché dobbiamo tendere al bello e al bene,
perché siamo fatti per l'eterno.
Aristotele, austero e dotto,
sbandierò il vessillo della ragione
e al mondo diede il sillogismo
che offriva matematica certezza
d'ogni umana speculazione
e per millenni fu il padre indiscusso
d'ogni umano sapere.