Intrusa io entrai
troppo moderna
nella città squarciata
sotto i templi gravi
eretti da popoli
fruscìo d'ombre
ancora esitante
sulle scalinate.
Nel silenzio fulgido
e focoso di agosto
sentii Afrodite
porgermi foglie di mirto
e dirmi
pure tu donna..
Forse potei sentirmi
in tanta solitudine
di prati arsi
in forti oleandri
e figure imperiose di pini
ai piedi dei templi
rosati e scalfiti,
con voci e occhi
spirituali
dire:
Questa città è nostra
Solo nostra e di quel tempo.
Cammina sul nostro decumano
sconnesso dai carri,
scendi alla nostra piscina
ora verde di tenero tarassaco,
solo con il fremere delle cicale
aizzate dal sole impietoso
dietro il cespuglio odoroso
vedrai giovani figlie
filare.