Sul vetrino
analizzo metamorfosi
di forma e di concetto,
osservo emorragie di passato
-salamandre denudate/ inchiodate
sul letto di rupe inamovibile-.
Nel cavo della mano raccolgo
l'immagine rinata dall'ultima muta,
sarà quello il mio ultimo ritratto?
L'incanto dell'oggi vorrei fissare
su calco adamantino
a sfidare la corrosione dei giorni.
Fermare non si può altrimenti,
la razzia delle stagioni,
che sedimentano strame
di foglie di ore,
di polvere d'oro bruciato.
Si sfaldano
maree di sguardi/ fermenti di onde
sotto severe custodie di palpebre granitiche.
Ma tenace il sogno non demorde
e suscita propaggini d'ali
all'anelito d'ascesa.
Lassù, congetture di sole
e rifugi sicuri per le mie fughe,
nell'avallo di nuvole galeotte.
Sostituire si può
il peso della carne
con levità di ali,
pur se la trama della vita
è già fissata altrove.