I vecchi del mio paese
sostano su panchine sverniciate
dipanando gomitoli di memorie
che risuonano come carte di caramelle
ripiegate nel taschino.
I vecchi del mio paese raccontano storie infinite,
all'ultimo raggio del giorno
che ascolta con stupore di bimbo.
Sanno mutare i loro volti di pergamena
in fisarmoniche sognanti
che si accendono ad un cenno di saluto.
Amano
narrare di tesori nascosti
sotto le "chianche" dell'antica piazza,
levigate da puledri in disuso.
E a sera
recitando giaculatorie sconnesse
si affidano ad uno scampolo di tempo
ormai liso come il loro bastone.
Come scolari li conto ad uno ad uno:
che non se ne perda nessuno
inseguendo il residuo di un sogno!