Dio
li avverto, flebili ma intensi,
i respiri che cesellasti
nei bimbi rantolanti
in stritolanti bidoni di spazzatura;
pianse la mia incerta anima
quando cominciò a scoprire
il vero senso del sorriso
le lacrime che in te
Signore che non tracci mai confini
tra l'uomo e la sua felicità
diventano risorse d'ineffabile amore.
Il mio fisico fuscello
e il mio sguardo ricco soltanto di te,
fendono il ribollire sanguinante
delle fogne di Calcutta;
oggi non vi saprete cibare
di nuove morti bambine
oggi vincerò io
perchè ho parlato con Dio,
non crederete, forse
ma ora una forza possiedo
che in me dimora sovrana e inafferrabile
per mezzo di lui;
tenere orfani, lebbrosi,
piccoli abbandonati
sotto la morbidezza di seta
della fede che danza
sulle mie mani umili.
Skopje mia,
c'è sempre un angolo di mare
da cui tu mi osservi
figlia che, poi lo capisti
non ti aveva tradito
ma aveva soltanto scelto
di non dover essere tua soltanto.
La vita
è un tenero, delicato velo di sorella
che spezza le corde vocali
di una miseria che non saprà mai salire
sulla carrozza senza tempo della carità.
Felice
di rendere felici
è la scia diamantina di luce
che coccola il mio presente
la carezza inconfondibile
del Dio che non tradisce
e che nel ricamare mille rinascite
si manifesta onnipotente.