Si rivela,
consueta, eppur sempre diversa
donna gravida di morbida seduzione
quella pista che ci vide
ansimanti demiurghi
di ricerche di vittorie;
sfilano dinanzi al nostro abitacolo
le luci avide
di riprese televisive
che rapiscono gran premi eccitati
ebbrezze di poleposition
sete implacabile
di sorpassi di altre ombre di vetture
per ritrovare noi stessi
sempre di più
avvinti a inesplorate velocità
da addomesticare a lenti,
inconsumabili piaceri;
è una missione iridescente
questo correre
che alberga nella nostra anima
di ancestrali domatori delle curve
pronti per spezzare
il nitrire insidioso dei pericoli.
Vincere, per vincersi
ma quel giorno
il bolide che scegliemmo
di baciare con il nostro coraggio
scelse di non esserci alleato,
Zolder per me
per Ayrton San Marino
lì scelse
di tenderci l'agguato vigliacco
un frammento impazzito di destino.
Il cielo sa
ora che ci vede in volto
che la nostra corsa non sarà mai finita;
la voce del nostro rombare
ruggisce in altre decine di piloti
pronti a sedurre
il ventoso dimenarsi
di una polverosa ma fiera bandiera a scacchi.
Ayrton e Gilles ci chiamavamo
e corremmo per sentire di vivere
e per percepire
il vostro viverci corridori.
Non ci dimenticate.